
Il problema non sono le scorte, ma ciò che nascondono
Ogni anno a livello globale si perdono oltre 1,7 trilioni di dollari a causa di scorte mal gestite (fonte: IHL Group, cit. da Total Retail). Sono numeri che non appaiono nei conti economici, ma che si manifestano nei rallentamenti operativi, nelle vendite mancate e nel capitale immobilizzato. Il vero problema non è avere troppe o troppo poche scorte: è non sapere dove e perché si accumulano.
Scorte ferme = margine che evapora
Quando un prodotto resta troppo a lungo in magazzino, non solo occupa spazio: perde valore, rischia di diventare obsoleto o deteriorabile, e blocca liquidità che potrebbe essere investita altrove. Una cattiva rotazione non è solo inefficienza, è perdita di competitività.
Cosa osservare per non sprecare più
Non serve partire dagli strumenti, ma dai numeri giusti. Serve costruire visibilità interna e analizzare davvero cosa succede dentro il magazzino. Secondo Deloitte, il DIO (Days Inventory Outstanding) è un KPI strategico per valutare quanto capitale si immobilizza in media per ogni categoria di merce.
COSA POSSIAMO FARE?
- Individuare i prodotti con bassa rotazione o giacenza cronica;
- Analizzare il DIO (Days Inventory Outstanding) per categoria;
- Valutare l’incidenza delle scorte sul capitale circolante;
- Allineare domanda, acquisti e vendite con logiche operative, non con abitudini.
Il magazzino può tornare a generare valore
Ridurre la distorsione di magazzino non significa tagliare in modo lineare. Significa riconoscere quali scorte servono davvero, quali sono un’eredità del passato e quali bloccano margine senza contribuire al fatturato. Un lavoro strategico, prima ancora che operativo.
Perché il margine che cerchi, spesso, è già dentro la tua azienda. Sta fermo in magazzino, in attesa che qualcuno se ne accorga.